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24 febbraio 2012

dr. Morgue #6 - La Morte Inattesa


Numero conclusivo per la miniserie dedicata al coroner Yoric Malatesta: Rita Porretto e Silvia Mericone sciolgono in maniera soddisfacente la trama principale e Francesco Bonanno le supporta con forse il migliore disegno della serie (che si è comunque sempre mantenuta a un buon livello anche dal punto di vista grafico). Episodio denso di eventi e spiegazioni, che forse avrebbero potuto essere ancora più efficaci se dispiegati in due numeri, o almeno in una foliazione aumentata, oppure sacrificando qualcosa, ma che si legge con soddisfazione. Resta ad esempio l'impressione che la messa in scena dell'agguato nei sotterranei serva sostanzialmente a creare in extremis un aggancio - chi è la talpa del Sindaco Mason? Wong, verrebbe da dire - per futuri sviluppi.
Ben costruita la conclusione: le autrici risolvono l'affaire Mason nel sottofinale e centrano il finale vero e proprio su Yoric. Del sindaco tornano a sottolineare la visione dell'uso di una violenza gestita come calmieratore della violenza incontrollata (lo sviluppo di questo aspetto avrebbe forse giovato alla serie? Di sicuro avrebbe richiesto un diverso approccio e la riflessione sociologica e politica su questo aspetto non appare comunque fra gli obiettivi delle autrici in questo arco narrativo - ricordiamoci che sei numeri, alla fine non sono molti!). Di Yoric scopriamo dettagli della sua storia con Hanna e del suo tentativo di affrontare la sindrome di Asperger: nonostante tutte le ambiguità che emergono da queste rivelazioni, le ultime pagine aprono alla speranza, con un'immagine di chiusura di Yorick che viene verso il lettore con le braccia aperte, a significare la volontà di aprirsi al mondo.
Claudia Bovini annuncia in seconda di copertina che avremo ancora storie di Malatesta. Attendo con curiosità, sebbene il particolare profilo del protagonista si presti ad una scarsa evoluzione (già in questi sei numeri il suo comportamento e le sue modalità di interazione con gli altri personaggi sono ripetitivi), lasciando come ipotesi più verosimile la produzione di una serie di indagini, dove gli altri personaggi guadagnano spazio sulla ribalta.
In conclusione, dr.Morgue è una serie costruita con equilibrio ed efficacia in tutte le sue componenti: scrittura, sceneggiatura, dialoghi (anche se forse un certo gusto dell'effetto e la ricerca della battuta si sarebbe potuta limare - o forse no: una scelta, su cui le autrici si prendono in giro da sole), disegno e montaggio.

22 febbraio 2012

Nathan Never #249 - Cielo di fuoco

Un albo che definire "denso" e' un eufemismo: personaggi che ritornano dopo anni di scomparsa dalla serie, altri che annunciano in lacrime la loro uscita di scena... colpi di teatro finali che presagiscono stravolgimenti importanti, sottotrame abbozzate e lasciate per il momento li' a solleticare la curiosita' del lettore... Insomma: un numero che pone le basi per l'ennesimo cambio di scenario, e stavolta le premesse sono per una modifica veramente sostanziale di tutto l'universo nathanneveriano.

Nella Guerra dei Mondi il centro dell'azione si sposta dalla Terra, colpita quasi a morte dall'assalto a tradimento dei tripodi di Aran Darko, a Marte. Nathan e Legs (oramai libera da altri impegni. In molti sensi...) sono spediti sul Pianeta Rosso da un cinico Solomon Darver, apparentemente insensibile alla scomparsa di Sigmund Baginov e alla sua sostituzione con un robot perfetto piu' di Link.
I due agenti Alfa sono alla caccia dell'Imperatore Scipio, che s'e' nascosto in un misterioso tempio alieno nelle viscere del pianeta. Solo l'aiuto di una persona per la prima volta (o quasi) in campo da protagonista potra' scovare il Pretoriano dittatore e far terminare cosi' il conflitto planetario. Tra i forse troppi avvenimenti che rimpinzano come un maialino ripieno il numero in edicola, l'unico che segnalo e' il ritorno in azione -per adesso per solo due vignette, ma si capisce che non ci si fermera' li'...- del misterioso Mr. Alfa e del fidato Wolf.
E v'assicuro che questo non e' il colpo di scena maggiore :-)
Ottimo Vietti in sceneggiatura, piu' che buoni Masala e Pueroni a matite e chine... Un discreto volume, anche se forse -lo ripeto- s'e' messa troppa carne al fuoco tutta assieme, e il rischio di fare un falo' e' notevole. Vedremo gia' dal prossimo numero 250 come gli sceneggiatori gestiranno tanto ben di dio.

Barney

21 febbraio 2012

Happy #9


Happy è odioso ben oltre il sopportabile. Trama povera e debole, e che non sta in piedi. L'antagonosta principale non è malvagia, ma soltanto una bieca manipolatrice opportunista che per riuscire nel ruolo necessita di uno stuolo di stupidi intorno a sé. Conditelo poi con una storiellina sentimentale alla Adachi (telefonata ma destinata a compiersi solo all'ultimo episodio) e... poco altro. Di peggio c'è che è uno sportivo: non mancano i colpi improbabili, gli allenamenti assurdi, la crescita costante fino al traguardo X.
Be', e allora? E allora niente, l'unico motivo per cui l'ho acquistato è l'autore: Naoki Urasawa. Mi ha ingannato il tratto un po' retrò che mi ha indotto a pensare che si trattasse di un'opera antecedente a 20th centory boys. Avrebbe significato due cose: manga già concluso e non in corso e magari con qualcosa di nuovo ancora da dire invece di rivelarsi l'opera professionale di un buon artigiano che però ha già dato tutto. Come dire: avrei voluto Yawara, ma mi accontento di questo.
Nonostante ciò, non ho la forza di interromperlo, perciò vi terrò aggiornati, pur con i miei ritmi di lettura. Distraendomi in attesa di una battuta di Thunder, o di una comparsata dei fratellini.

Update: cercando conferme su wikipedia devo dire che ci avevo azzeccato come collocazione temporale). Purtroppo solo in quello :(

20 febbraio 2012

Kekkaishi #22


Kekkaishi è uno dei manga che seguo che leggo più volentieri. Diciamo che di ritorno dalla fumetteria col malloppo, mi butto su Bakuman e poi su Kekkaishi. È uno shonen molto classico e per questo lo snobbo un po', ma ogni volta finisco per ricredermi, riscoprirlo e apprezzarlo.
Ambientazione mistica giappa, inizialmente senza pretese ma che l'autrice sa sviluppare in maniera originale e intrigante. Sapientemente disvela a poco a poco dettagli, retroscena, personaggi e ruoli senza ricadere in ragionamenti cervellotici astrusi (vero e insopportabile difetto di Death Noth per capirsi).
Il numero 22 apre una parentesi nella mini saga incentrata sugli aggressori di luoghi mistici. L'azione si sposta sull'isola delle teste mozzate dove viene condotta Tokine a causa dell'inchiesta aperta su di lei dopo l'uccisione di un dio della terra.
Compaiono un paio di personaggi nuovi di cui Yugami è destinato, penso, a rivestire il ruolo del "cattivo non cattivo che dovrà sacrificarsi". È un truccaccio che la Tanabe usa spesso per creare pathos ed eludere i tutto sommato rigidi limiti del genere che vogliono un protagonosta abbastanza stereotipato. Si tratta di imporre in qualche modo alla compagnia dei buoni un soggetto apparentemente pericoloso, intreccare lentamente dei legami, magari d'amicizia e poi sacrificarlo più o meno eroicamente.
Be', funziona e sono ansioso di leggere i prossimi numeri.

18 febbraio 2012

Shanghai Devil #5 - Lanterne Blu


Questo quinto episodio delle avventure cinesi di Ugo Pastore segna un passo indietro rispetto al precedente. L'azione si svolge serrata, ma senza un filo narrativamente soddisfacente e la storia gira ad alto ritmo ma a vuoto. Spariscono i villains Likang e Sun (su cui avevo risposto non poche aspettative), e anche Meifong e Meilian paiono essere giunte al capolinea. Soprattutte le due sorelle sembrano venir messe da parte come personaggi di cui non si sa bene che cosa fare, quale ruolo affidar loro; ad esempio, il rapporto Ugo - Meifong non ha avuto alcun significativo sviluppo negli ultimi tre numeri e i confronti fra i due sono al limite del frustrante. Soprattutto per l'atteggiamento di Ugo, che, certo ispirata a realismo (il pensiero di una relazione pubblica fra lui e Meifong è ragionevolmente poco fondato), non ha la forza di diventare motore narrativo efficace. Ugo segue e protegge Meifong e la sorella, ma la tensione emotiva resta molto bassa e resta solo l'azione, l'abilità di Ugo di tirarsi fuori dai guai (un'abilità che finisce per neutralizzare anche la tensione degli scontri). Il lavoro di Manfredi è preciso (contestualizzazione, ricostruzione storica, e, sia chiaro, tempi narrativi), ma il risultato è freddo; soprattutto il protagonista non ha (finora) caratura tale da reggere il peso di una storia, né (finora) lo sono i personaggi che via via incontra. Le figure secondarie, infatti, pur non di rado ben abbozzate, restano nel loro ruolo di comparse, di spalle, né viene loro offerta la possibilità di raccontare le loro storie. Per ora, la caratteristica migliore della serie è indubbiamente il disegno e in questo episodio Riccaldo Riboldi fa decisamente un buon lavoro sotto tutti gli aspetti.

16 febbraio 2012

Brendon #83 - La zona morta

Il cavaliere di ventura che "opera" in una Inghilterra post-apocalisse atomica si trova ad affrontare una vicenda che vive di salti temporali continui tra il vecchio mondo (ossia la nostra epoca) e il futuro desolato in cui la serie si snoda.
Il numero si apre con una scena di vita da un tranquillo sobborgo inglese dei nostri tempi, ma in poche pagine capiamo che in quel villaggio il tempo si riduce alla riproposizione continua dello stesso giorno, vissuto ciclicamente con minime variazioni.
Il passaggio al "futuro", ossia al tempo normale della serie, e' improvviso, l'atmosfera cambia in pochi istanti, e la storia si dipana con buona fluidita' su questi due binari temporali che -ovviamente- vanno a convergere verso le pagine finali.
Buon numero, disegnato ed inchiostrato benissimo da Andrea Fattori e scritto (forse un po' troppo didascalicamente) da Chiaverotti.
Il finale dell'albo e' "a sorpresa", come nei migliori horror.
Brendon mi sembra stia mantenendo un livello decente, anche perche' gli sceneggiatori hanno ampia liberta' di movimento nell'inventare ed ambientare le loro storie. La copertina, molto Frankensteiniana, ha poco a che vedere col contenuto, ma sicuramente attrarra' lettori...

Barney

06 febbraio 2012

Dampyr #143 - La bambola veneziana

Bel numero per la serie vampiresca della Bonelli, con il trio dei cacciatori di vampiri in trasferta a Venezia, ovviamente in periodo di carnevale.
Il soggetto riporta sulle pagine Giacomo Casanova, richiamato sulla scena praghese da Nikolaus (come ombra, ovviamente) per raccontare la sua esperienza con una strana coppia di dame settecentesche, entrambe bellissime, entrambe di nome Barbara. Tra omicidi e dissanguamenti -che altrimenti che serie di vampiri sarebbe?- la storia si dipana tra maschere, calli, gondole e nebbie venete, sino a giungere al disvelamento finale che lascia parecchio spazio per un possibile seguito degli eventi.
Gran bel numero, che si lascia godere sin dalla copertina, e che ha bisogno a mio avviso di un paio di letture per apprezzare appieno il tratto molto personale ed inconsueto di Alessio Fortunato. Alle prime pagine lascia forse un po' stupiti e delusi, ma se si osservano con attenzione le tavole ci si accorge che Fortunato ha una splendida mano. Se si pensa poi che disegna con una normale penna senza quasi prima schizzare il disegno...
Sintesi: da acquistare e leggere; voto complessivo 7.


Barney

03 febbraio 2012

Legion 75 #2 - Il Lato Oscuro


Ancora ritmo velocissimo nella miniserie di Walter Riccio: nella linea 1975, Byron Truman cerca di salvare Sophie (compagna, innamorata, donna? lui smentirebbe tutti questi termini) da Caliban. Ci addentriamo in sotterranei, assistiamo a estrazioni di fluidi dagli esseri umani e, fra una sparatoria e un'esplosione, intravediamo le origini dei legionari. Nella linea 1985, lo sconosciuto riesce ad abbandonare la Gran Bretagna e inizia il suo viaggio attraverso l'Europa continentale, alla ricerca della voce con cui dialogava dal suo rifugio. Nella sua traversata incontra mostri sempre più inquietanti e scopre indizi su come funzionano i legionari (e per sua fortuna- troppa? - riesce sempre a trovare facilmente quel che gli serve).
Il ritmo sospinge la lettura e il crescendo di sorprese e misteri è intrigante. La scrittura rimane nell'ambito dei generi ben macinati da Riccio, ma (mera questione di gusto personale), la scelta dello stile della voce narrante nella linea 1975 mi risulta manierista. Forse una scelta diversa (un maggior distacco? un ulteriore rarefazione delle didascalie?) avrebbe potuto valorizzare meglio trama e personaggi?
Renato Riccio conferma il suo stile nella linea 1975 e Massimiliano Bergamo è molto efficace nella linea 1985.
Una particolare nota di merito per il design dei legionari.

Leggi anche: Nicola Medda su lospaziobianco.it

01 febbraio 2012

Nathan Never #248 - Scontro Finale


Svolta decisiva nella guerra fra Marte, la Terra e le Colonie: il punto debole dell'Unimente si rivela essere l'arroganza di Darko e la differenza fra le sue priorità e quelle dell'Imperatore. Insomma, la soluzione dello scontro finale è tatticamente occasionale e proporzionalmente insoddisfacente, ma si può pensare che Vietti intenda sottolineare il ruolo critico degli individui anche in scenari di questa vastità. Prende un po' di spazio la ribellione degli oppositori marziani alla dittatura dei pretoriani (sempre declinata militarmente: per le sue relazioni con la popolazione si possono rileggere i numeri scorsi) e, nelle pause degli scontri, riprendono le discussioni e le riflessioni dei personaggi, in particolare fra Nathan e Legs (in effetti una scena piuttosto irrisolta e impacciata; anche qui: effetto voluto?).
E poi c'è un colpo di scena finale non indifferente, perché scopriamo che... (No, accidenti: questo ve lo andate a leggere. Io odio gli spoiler).
Ai disegni, de Angelis, Barbati e Casalanguida fanno un buon lavoro, sia sulle scene d'azione sia sui personaggi.