Google Analytics

19 maggio 2012

Mytico #5 - Orrore in Mare


Perseo, Andromeda, la rabbia di Poseidone: che storia, eh?
Forse ho l'occhio del bambino; sicuramente i miti mi affascinano. Sia come sia, qui sembra scritto per me. Amore, paura degli dèi, disperazione umana e quell'inestricabile intreccio fra divinità e umanità che è uno dei cuori caldi del mito.

Ricchezza di elementi, certo, ma che dire della loro gestione?
Via, spendo la parola "eccellenza". Sia per la sceneggiatura di Stefano Ascari, sia per i disegni di Maurizio Rosenzweig. Ascari è preciso come un metronomo nel ritmo e nella costruzione delle scene e Rosenzweig rende la bellezza di Andromeda e la paurosità di Medusa e delle creature marine con grande efficacia. l'ho divorato con grande coinvolgimento.

Andromeda nera?
Be', sì, certo, in fondo è principessa d'Etiopia, no? Però confesso che non me l'ero mai immaginata nera, figuriamoci con i collari ornamentali... E questo la dice lunga sul mio provincialismo o etnocentrismo, per cui tutti i personaggi dei miti greci han da essere bianchi, perché bianchi sono i greci. Vedi quanto utile può essere un fumetto? Ti costringe a guardare, a osservare.

Perseo non è un po' sopra le righe?
Capisco il punto. Però stiamo parlando di un semidio, insomma, il contesto rende accettabile la sua spavalderia. Come commenta Leandros, molti miti non raccontano di uomini (magari tutti raccontano dell'umanità, magari, ma questo è un altro discorso, un'altro livello di lettura) e gli uomini non hanno cavalli alati che scendano dal cielo a salvarli.

Molto interessanti anche gli editoriali.
Sì (complimenti a Fabio Licari, Monica Manzoni e Pietro Cobetto Ghiggia) , e confesso mi piacciono molto le lettere dei bambini. Spero che pubblichino estratti dove magari i lettori scrivano come hanno conosciuto Mytico e se e quali altri fumetti leggano.

Leggi anche: lo Speciale su Mytico! su lospaziobianco.it.

01 maggio 2012

Mytico #3 - Nel Labirinto del Terrore


Molto molto interessante questo terzo numero, che racconta il mito di Teseo, Arianne e il Minotauro e che si dimostra decisamente ambizioso. Già in seconda di copertina, infatti, Fabio Licari offre una puntuale presentazione dei molteplici significati politici dello scontro fra Teseo e il Minotauro, chiarendo efficacemente la stratificazione e profondità di riferimenti e letture che fanno di un racconto un mito. Matteo Casali riesce poi a costruire la vicenda in modo da far emergere problematicità, ambiguità e molteplicità del mito. Alessio de Siena in coda all'episodio, ben completa la presentazione di Teseo. A partire dal personaggio Minotauro/Asterione, non banale avversario dell'eroe, ma figura a tutto tondo, vittima prima ancora che mostro assassino, al punto che la sua fine non riesce comunque a essere un momento di gioia. Ed ottima è la ricostruzione del famigerato arrivo di Teseo con le vele nere spiegate al porto di Atene, che spinge il padre Egeo al suicidio. Errore? necessità? Comunque il segno di un passaggio di consegne fra due mondi, una discontinuità (siamo all'affrancamento dall'egemonia cretese) più che una semplice successione dinastica.
A tutto contribuisce Maurizio Rosenzweig, con volti finalmente lontani dallo stereotipo hollywoodiano (grazie alle pagine dedicate agli studi per i personaggi, ho molto apprezzato la versione malinconica di Teseo).
Un ottimo numero, efficacemente presentato dalla bella copertina di Paolo Martinello, che si concentra sullo scontro mostro/eroe, che magari non dà conto delle sfaccettature proposte dalla storia, ma che cattura l'atmosfera del combattimento.

Law #1 - Fuori Tempo


Law, un legal thriller a fumetti. Il genere ha una buona tradizione televisiva come ti sembra questa sua trasposizione fumettistica?
Davide G. G. Cagi e Giorgio Salati sfruttano un gruppo di protagonisti ampiamente sopra le righe e giocano molto su scene brevi e il loro susseguirsi dà ritmo sostenuto all'intreccio. La sensazione è che un appassionato di legal thriller nel suo formato televisivo possa apprezzare Law, perché il fumetto mantiene molto della struttura e delle convenzioni del genere. E quindi il primo consiglio è: se conoscete un appassionato di legal thriller che non legge fumetti, fategli leggere Law. Magari il fumetto guadagna un lettore.

Punti deboli che saltano all'occhio?
Lo scioglimento del whodunit è decisamente convenzionale, ma qui dobbiamo tener conto del fatto che l'intento degli autori è esaltare l'importanza del momento retorico - spettacolare del dibattimento, più che quello analitico, per cui un indizio di per sé non troppo significativo, viene trasformato in elemento critico agli occhi di una giuria che dopo feroci scambi fra accusa e difesa brancola ancora nel dubbio. Dal lato grafico, il tratto di Enza Fontana mi appare fin troppo legnoso, soprattutto nella resa dei volti e delle loro espressioni, che avrebbero guadagnato da una maggiore morbidezza. Ma qui siamo ai confini del gusto.
E sempre a livello di gusto, mi lascia perplesso la scelta di basare il design dei personaggi su attori hollywoodiani. Forse la mia insoddisfazione per la loro mimica ha a che fare con quella scelta? Voglio dire: vedo Meryl Streeep o Edward Norton e magari quell'insoddisfazione nasce dal fatto che la loro resa non corrisponde al loro modo di recitare, o che proietto la resa grafica sul canone di recitazione, che naturalmente risulta forzato.
Ah e poi mi chiedo: con quali soldi la cliente ha pagato l'astronomica parcella dello studio legale Cussler & Brandise?

Motivi per leggere il secondo numero?
Intanto, su una miniserie si scommette volentieri. Law mette in scena un gruppo di vincenti conformisti. Un possibile sviluppo sarebbe raccontare una messa in crisi di quel conformismo e della moralità professata dai membri dello studio legale, sacerdoti di successo di un sistema basato sul successo individuale. Altrimenti, potremmo avere una successione di casi più o meno interessanti e più o meno appassionanti. Dal punto di vista della definizione dei protagonisti, il primo numero ne ha dato la presentazione sul campo. Abbiamo una nuova arrivata che può fungere da elemento di rottura degli equilibri interni allo studio legale e una conclusione dell'episodio che lascia pensare che sia proprio questo il suo ruolo.