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31 marzo 2012

Nathan Never #250 - Il Segreto di Sigmund


Tecnicamente si chiama reboot. Una testata, un personaggio, è arrivata a un punto morto, ma è ancora un brand spendibile. E allora si riparte da capo, si racconta di nuovo la sua nascita, magari si ammoderna il contesto, si ristruttura il cast intorno al protagonista e ci si presenta al pubblico belli vestiti di nuovo. L'idea è di incuriosire i lettori che avevano abbandonato, di mantenere quelli correnti e di attirare nuovi lettori, che non devono più confrontarsi con quel moloch di fatti ed eventi che, per serie che contano centinaia di avventure, sono un fardello pesante e scoraggiante. La classica domanda è: "Perché dovrei iniziare a leggere qualcosa in cui non capisco relazioni, sottintesi, motivazioni e tutto il resto?". Quando ad ogni pagina spuntano fuori da un qualche passato o spin-off personaggi o eventi necessari alla comprensione di quanto stiamo leggendo, lo scoramento è una reazione ragionevole.
Quindi: punto e a capo.
Via quindi con un nuovo giro di giostra: Nathan Never è ancora assillato dai soliti fantasmi, Legs Weaver dalla solita solitudine, Sigmund dalla solita passione per le macchine. Sono ancora loro, e questo deve essere chiaro al lettore che già li conosceva. Per gli altri, nessun problema, proprio perché si ricomincia da qui.
Per questo, Mirko Perniola riprende i fili dei personaggi e li rimette in moto con molta prudenza: ce li (ri)presenta e mette in moto la prima storia. Di questo numero, rimangono (oltre i disegni di Sergio Giardo) il dialogo un po' impacciato fra Sigmund e il capo dell'Agenzia, che introduce il mistero che andremo verosimilmente a svelare nei prossimi episodi e la bella scena di Legs sola al bar (ma quella è una scollatura?), avvicinata da una sconosciuta, che desidera compagnia per una sera. A proposito, le donne sono sempre in formato pin-up: che il segreto di Sigmund sia proprio la conoscenza di dove sono finite le donne normali?
Insomma, il successo editoriale dell'operazione si vedrà nel tempo; come in tutti gli altri casi di reboot, la domanda fondamentale è: andare in pensione è ormai un obiettivo talmente difficile e complicato che nemmeno i supereroi ci riescono?

23 marzo 2012

Shanghai Devil #6 - Hotel Europe


Con Hotel Europe, ancor più che con I Ribelli del Fiume Giallo, Gianfranco Manfredi confeziona un ottimo numero due (sì: #2), con una storia solida e personaggi pieni di possibilità (al basso profilo del protagonista sono ormai rassegnato), alcuni dei quali purtroppo fatti fuori senza pietà (sembra che Ugo Pastore porti alle persone più sfortuna di John Constantine: gli muoiono tutti intorno) e illustrata in maniera egregia da Darko Perovic, in odore di Milazzo (ve lo giuro: guardare per credere. Ed è inteso in senso assolutamene positivo). Quindi, in sé questo numero è una conferma delle capacità di Manfredi e dell'impegno profuso nel progetto. Permane un problema, per così dire, architetturale, perché Hotel Europe non è il numero due ma il numero sei. Di fatto, il suo intreccio ha bisogno di pochissimo di quel che è accaduto finora, considerazione che implica la scarsa utilità dei primi cinque numeri. Davvero: perché Manfredi ha fatto sinora vagare in lungo e in largo, senza costrutto, spinto da impulsi estemporanei e narrativamente insoddisfacenti, Ugo Pastore? Come già dopo I Ribelli, attendo con viva curiosità il prossimo episodio (Sotto Ricatto): la vicenda finalmente si incanalerà secondo un progetto visibile e apprezzabile? Oppure Manfredi azzererà nuovamente tutto, per ripartire dall'inizio, con il protagonista privo di qualsivoglia piano e visione, ma comunque prontissimo a rimpinguare il suo già ricco carniere di morti ammazzati con strepitosa efficienza (la Cina del tempo di Shanghai Devil è certo un contesto ostile agli ideali pacifisti di Ugo. Be', alla terza crisi di coscienza, sorge il sospetto che il pacifismo di Ugo potesse essere o evitato o espresso in maniera meno ripetitiva)?
Comunque, ribadisco: ottimo numero. Chi abbia perso le prime cinque uscite non si preoccupi e inizi da qui.

16 marzo 2012

Nirvana #3 - Niente trucco stasera

Continuano le avventure di Ramiro Tango nell'improbabile ruolo di pentito sotto la protezione (laschissima, va detto subito) della polizia italiana. Stavolta il mestiere di copertura e' quello di aiuto visagista in un salone di moda assai particolare, in cui oltre alle signore ultra-bene si "preparano" clienti un po' piu' freddi e immobili. Tra gag e pesanti battute si arriva anche questa volta all'incontro con i due sicari Slobo e Golem, che stanno facendo da scorta armata alla vecchia mamma di Carlos Ronson proprio il giorno in cui la donna si reca al salone di bellezza.
Il finale e' pirotecnico e -come accade di solito- pieno di morti ammazzati.
Da non perdere anche i contenuti speciali, che occupano le ultime pagine e servono a delineare la psicologia del personaggio e a inserire sul palcoscenico la Cristy, la fidanzata di Ramiro, che conosciamo sia attraverso assurde telefonate durante il fumetto, sia soprattutto per mezzo dell'adolsecenzial-burinesco diario presentato alla fine del fumetto.
Una serie che continua a mantenere un ottimo livello e un bilanciamento oramai rodato tra i disegni di Caluiri e i testi di Pagani. Speriamo che duri, e che alla fine del progetto - Nirvana i due labronici tornino a proporci un Don Zauker ancora piu' cattivo di sempre.

Barney