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11 novembre 2012

19 maggio 2012

Mytico #5 - Orrore in Mare


Perseo, Andromeda, la rabbia di Poseidone: che storia, eh?
Forse ho l'occhio del bambino; sicuramente i miti mi affascinano. Sia come sia, qui sembra scritto per me. Amore, paura degli dèi, disperazione umana e quell'inestricabile intreccio fra divinità e umanità che è uno dei cuori caldi del mito.

Ricchezza di elementi, certo, ma che dire della loro gestione?
Via, spendo la parola "eccellenza". Sia per la sceneggiatura di Stefano Ascari, sia per i disegni di Maurizio Rosenzweig. Ascari è preciso come un metronomo nel ritmo e nella costruzione delle scene e Rosenzweig rende la bellezza di Andromeda e la paurosità di Medusa e delle creature marine con grande efficacia. l'ho divorato con grande coinvolgimento.

Andromeda nera?
Be', sì, certo, in fondo è principessa d'Etiopia, no? Però confesso che non me l'ero mai immaginata nera, figuriamoci con i collari ornamentali... E questo la dice lunga sul mio provincialismo o etnocentrismo, per cui tutti i personaggi dei miti greci han da essere bianchi, perché bianchi sono i greci. Vedi quanto utile può essere un fumetto? Ti costringe a guardare, a osservare.

Perseo non è un po' sopra le righe?
Capisco il punto. Però stiamo parlando di un semidio, insomma, il contesto rende accettabile la sua spavalderia. Come commenta Leandros, molti miti non raccontano di uomini (magari tutti raccontano dell'umanità, magari, ma questo è un altro discorso, un'altro livello di lettura) e gli uomini non hanno cavalli alati che scendano dal cielo a salvarli.

Molto interessanti anche gli editoriali.
Sì (complimenti a Fabio Licari, Monica Manzoni e Pietro Cobetto Ghiggia) , e confesso mi piacciono molto le lettere dei bambini. Spero che pubblichino estratti dove magari i lettori scrivano come hanno conosciuto Mytico e se e quali altri fumetti leggano.

Leggi anche: lo Speciale su Mytico! su lospaziobianco.it.

01 maggio 2012

Mytico #3 - Nel Labirinto del Terrore


Molto molto interessante questo terzo numero, che racconta il mito di Teseo, Arianne e il Minotauro e che si dimostra decisamente ambizioso. Già in seconda di copertina, infatti, Fabio Licari offre una puntuale presentazione dei molteplici significati politici dello scontro fra Teseo e il Minotauro, chiarendo efficacemente la stratificazione e profondità di riferimenti e letture che fanno di un racconto un mito. Matteo Casali riesce poi a costruire la vicenda in modo da far emergere problematicità, ambiguità e molteplicità del mito. Alessio de Siena in coda all'episodio, ben completa la presentazione di Teseo. A partire dal personaggio Minotauro/Asterione, non banale avversario dell'eroe, ma figura a tutto tondo, vittima prima ancora che mostro assassino, al punto che la sua fine non riesce comunque a essere un momento di gioia. Ed ottima è la ricostruzione del famigerato arrivo di Teseo con le vele nere spiegate al porto di Atene, che spinge il padre Egeo al suicidio. Errore? necessità? Comunque il segno di un passaggio di consegne fra due mondi, una discontinuità (siamo all'affrancamento dall'egemonia cretese) più che una semplice successione dinastica.
A tutto contribuisce Maurizio Rosenzweig, con volti finalmente lontani dallo stereotipo hollywoodiano (grazie alle pagine dedicate agli studi per i personaggi, ho molto apprezzato la versione malinconica di Teseo).
Un ottimo numero, efficacemente presentato dalla bella copertina di Paolo Martinello, che si concentra sullo scontro mostro/eroe, che magari non dà conto delle sfaccettature proposte dalla storia, ma che cattura l'atmosfera del combattimento.

Law #1 - Fuori Tempo


Law, un legal thriller a fumetti. Il genere ha una buona tradizione televisiva come ti sembra questa sua trasposizione fumettistica?
Davide G. G. Cagi e Giorgio Salati sfruttano un gruppo di protagonisti ampiamente sopra le righe e giocano molto su scene brevi e il loro susseguirsi dà ritmo sostenuto all'intreccio. La sensazione è che un appassionato di legal thriller nel suo formato televisivo possa apprezzare Law, perché il fumetto mantiene molto della struttura e delle convenzioni del genere. E quindi il primo consiglio è: se conoscete un appassionato di legal thriller che non legge fumetti, fategli leggere Law. Magari il fumetto guadagna un lettore.

Punti deboli che saltano all'occhio?
Lo scioglimento del whodunit è decisamente convenzionale, ma qui dobbiamo tener conto del fatto che l'intento degli autori è esaltare l'importanza del momento retorico - spettacolare del dibattimento, più che quello analitico, per cui un indizio di per sé non troppo significativo, viene trasformato in elemento critico agli occhi di una giuria che dopo feroci scambi fra accusa e difesa brancola ancora nel dubbio. Dal lato grafico, il tratto di Enza Fontana mi appare fin troppo legnoso, soprattutto nella resa dei volti e delle loro espressioni, che avrebbero guadagnato da una maggiore morbidezza. Ma qui siamo ai confini del gusto.
E sempre a livello di gusto, mi lascia perplesso la scelta di basare il design dei personaggi su attori hollywoodiani. Forse la mia insoddisfazione per la loro mimica ha a che fare con quella scelta? Voglio dire: vedo Meryl Streeep o Edward Norton e magari quell'insoddisfazione nasce dal fatto che la loro resa non corrisponde al loro modo di recitare, o che proietto la resa grafica sul canone di recitazione, che naturalmente risulta forzato.
Ah e poi mi chiedo: con quali soldi la cliente ha pagato l'astronomica parcella dello studio legale Cussler & Brandise?

Motivi per leggere il secondo numero?
Intanto, su una miniserie si scommette volentieri. Law mette in scena un gruppo di vincenti conformisti. Un possibile sviluppo sarebbe raccontare una messa in crisi di quel conformismo e della moralità professata dai membri dello studio legale, sacerdoti di successo di un sistema basato sul successo individuale. Altrimenti, potremmo avere una successione di casi più o meno interessanti e più o meno appassionanti. Dal punto di vista della definizione dei protagonisti, il primo numero ne ha dato la presentazione sul campo. Abbiamo una nuova arrivata che può fungere da elemento di rottura degli equilibri interni allo studio legale e una conclusione dell'episodio che lascia pensare che sia proprio questo il suo ruolo.

17 aprile 2012

Mytico! #1 - Verso la Gloria


La mitologia classica a fumetti, per i bambini delle elementari: ecco l'idea di fondo di Mytico!, opera curata dalle Edizioni BD e distribuita ogni venerdì con il Corriere della Sera (primi due numeri a 1 € oltre il prezzo del quotidiano).
L'idea di sfruttare il fumetto per divulgare i racconti dei miti è decisamente ottima e, almeno a giudicare da questo primo numero, la sua realizzazione è di buon livello. Il mio gusto mi fa apparire un po' troppo mascelloni gli eroi (decisamente informati a un tratto da cartone disneyano), ma ho molto apprezzato la resa della storia, sceneggiata da Stefano Ascari e illustrata da Andrea Riccadonna, che ragionevolmente punta sull'azione (niente catalogo delle navi, in questo primo numero dedicato all'Iliade) evita eccessive edulcorazioni. Così non è risparmiato il cinismo degli dèi, che preferiscono di gran lunga la continuazione del massacro ad una sfida fra i campioni dei due schieramenti, che darebbe una rapida fine alle ostilità. Molto buoni i redazionali di Monica Manzoni sull'Iliade e l'epica greca e interessante la sezione dedicata agli studi dei personaggi.

Leggi anche: articolo di Dario Custagliola su lospaziobianco.ithttp://www.lospaziobianco.it/49641-mytico-1-ascari-riccadonna-meloni-martinello.

14 aprile 2012

Shanghai Devil #7 - Sotto Ricatto


Zitti! Zitti che forse ci siamo. Questa volta Gianfranco Manfredi non tradisce le (mie) attese e non riavvolge la storia con improvvisi (e improvvidi) ripensamenti. L'intreccio procede, entrano in scena personaggi interessanti, prima di tutti Chuang Lai e Goh, rispettivamente capo di un gruppo di ribelle e il suo uomo di fiducia, quasi a conferma che è da questo tipo di personaggi che Manfredi tira fuori il meglio per lo sviluppo dell'intreccio. E anche Risto, il truffatore milanese responsabile della sparizione del padre di Ugo, rivela un suo spessore. E tutto questo in mezzo allo scenario storico in cui Manfredi muove con grande abilità personaggi ed eventi. Il personaggio di Ugo mantiene i suoi difetti di coerenza, ma ormai prendiamoli come caratteristica e smettiamo di pretendere che sia diverso da com'è e riusciremo a goderci la vicenda. Accettiamo che sia il pretesto per viaggiare in un momento storico, denso di intrighi, dove (questo è il messaggio profondo) niente è semplice, tutte le relazioni (fra persone, poteri, eventi, ambizioni) sono complesse e si articolano su più livelli. In questo senso, Ugo è la cartina di tornasole, che mette in evidenza i contorsionismi delle tattiche e le ipocrisie dei vari attori politici ed economici.
Il lavoro di Giuseppe Barbati (matite) e Bruno Ramella (chine) ci offre scene d'azione un po' goffe, ma un'efficacissima resa dei volti, scavati e logorati dalle tensioni, dalle fatiche e dal peso delle esperienze.
Insomma, se Manfredi mantiene la rotta, questo è il vero reboot di Casa Bonelli, altro che Nathan Never!

12 aprile 2012

Legion 75 #3 - Dietro gli Occhi Azzurri


Buone notizie da questo terzo numero: pur mantenendo un ritmo frenetico, aumentano i dialoghi e quindi iniziano a emergere informazioni, che aprono ad ulteriori interrogativi, ma comunque evitano il rischio della ripetizione. Le due linee non sono più accompagnate dal solo monologo interiore dei protagonisti e Byron e L'Uomo Senza Nome non sono più dei solipsisti. Vedremo nel seguito, quando Walter Riccio dovrà iniziare a chiudere le trame aperte, il valore di queste aperture.
Perché, alla fin fine, il rischio di Legion 75, le cui due linee narrative sono quest pure, è di diventare un ripetitivo catalogo di scontri sempre più feroci e grand guignoleschi e di mostruosità, biologiche e morali. La seconda di copertina promette che dal prossimo numero inizieremo a capire. Già ora vediamo che sia il viaggio di Byron nel 1975 sia quello dell'Uomo Senza Nome nel 1985 conducono nell'Europa Orientale e che quindi inizia un percorso di convergenza. Attendiamo fiduciosi.
La parte figurativa si conferma efficace: il tratto di Renato Riccio comunica il senso soggettivo di Byron di disfacimento della realtà, o meglio, di disfacimento del confine fra realtà oggettiva e percezione soggettiva (Philip Dick? sì, certo, Philip Dick), mentre Simone Delladio mantiene lo stile naturalistico della linea 1985. Al solito, la copertina, opera di Giuseppe Candita e Candido Lombardo, rende bene il tono del racconto.

10 aprile 2012

Rat-Man #89 - La donna filosofale

Seconda puntata per la trilogia che narra la storia di Oler Magazzi e dei suoi compagni apprendisti maghi nella lotta contro Valdifass il Principe della Notte... Il nemico, insomma, evocato per errore proprio da Magazzi and friends nell'albo precedente.
Uno dei metodi per sconfiggere Valdifass e' far scendere in campo una sgnaccamaroni. Che sarebbe una donna bellissima, fatale... La donna filosofale, che da il titolo alla storia.

Magazzi ha quindi l'arduo compito di circuire e concupire Jannifer Bellanatroccola, la splendida mora longicrinuta cigliomunita della scuola, che chiaramente invece di cadere innamorata fara' perdere il poco cervello al maghetto da quattro soldi, e trovera' pure il tempo di amoreggiare sia con Anthony, un simil-vampiro alla "Twilight" (cosi' il crossover tra le due parodie e' completo), sia con Jason, un Big Jim iperpalestrato e -parrebbe, a dar retta a Jannifer che parla delle foto che lui le invia...- iperdotato.

Tra battute e mortificazioni del Magazzi ("Devi per forza andare con la cacca in mano?" "Cosi' non si sente l'alitosi" "Vai pure") si incontra anche un ennesimo spasimante della stupenda Jannifer: Darth Vader, addirittura, respinto in malo modo dalla sgnaccamaroni e in perenne attesa di una telefonata da parte della bellona che non credo arrivera' piu'.

Stupende le scene del reclutamento dei cattivi da parte di Valdifass e del suo schiavo, con l'evocazione dei terribili alleati via... telefono cellulare ("perche' a casa non rispondono mai"), e l'assalto alla scuola di magia con gli autobus di linea.
La chiusura della saga nel numero 90, che avra' per titolo "La camera delle sorprese".

Barney

31 marzo 2012

Nathan Never #250 - Il Segreto di Sigmund


Tecnicamente si chiama reboot. Una testata, un personaggio, è arrivata a un punto morto, ma è ancora un brand spendibile. E allora si riparte da capo, si racconta di nuovo la sua nascita, magari si ammoderna il contesto, si ristruttura il cast intorno al protagonista e ci si presenta al pubblico belli vestiti di nuovo. L'idea è di incuriosire i lettori che avevano abbandonato, di mantenere quelli correnti e di attirare nuovi lettori, che non devono più confrontarsi con quel moloch di fatti ed eventi che, per serie che contano centinaia di avventure, sono un fardello pesante e scoraggiante. La classica domanda è: "Perché dovrei iniziare a leggere qualcosa in cui non capisco relazioni, sottintesi, motivazioni e tutto il resto?". Quando ad ogni pagina spuntano fuori da un qualche passato o spin-off personaggi o eventi necessari alla comprensione di quanto stiamo leggendo, lo scoramento è una reazione ragionevole.
Quindi: punto e a capo.
Via quindi con un nuovo giro di giostra: Nathan Never è ancora assillato dai soliti fantasmi, Legs Weaver dalla solita solitudine, Sigmund dalla solita passione per le macchine. Sono ancora loro, e questo deve essere chiaro al lettore che già li conosceva. Per gli altri, nessun problema, proprio perché si ricomincia da qui.
Per questo, Mirko Perniola riprende i fili dei personaggi e li rimette in moto con molta prudenza: ce li (ri)presenta e mette in moto la prima storia. Di questo numero, rimangono (oltre i disegni di Sergio Giardo) il dialogo un po' impacciato fra Sigmund e il capo dell'Agenzia, che introduce il mistero che andremo verosimilmente a svelare nei prossimi episodi e la bella scena di Legs sola al bar (ma quella è una scollatura?), avvicinata da una sconosciuta, che desidera compagnia per una sera. A proposito, le donne sono sempre in formato pin-up: che il segreto di Sigmund sia proprio la conoscenza di dove sono finite le donne normali?
Insomma, il successo editoriale dell'operazione si vedrà nel tempo; come in tutti gli altri casi di reboot, la domanda fondamentale è: andare in pensione è ormai un obiettivo talmente difficile e complicato che nemmeno i supereroi ci riescono?

23 marzo 2012

Shanghai Devil #6 - Hotel Europe


Con Hotel Europe, ancor più che con I Ribelli del Fiume Giallo, Gianfranco Manfredi confeziona un ottimo numero due (sì: #2), con una storia solida e personaggi pieni di possibilità (al basso profilo del protagonista sono ormai rassegnato), alcuni dei quali purtroppo fatti fuori senza pietà (sembra che Ugo Pastore porti alle persone più sfortuna di John Constantine: gli muoiono tutti intorno) e illustrata in maniera egregia da Darko Perovic, in odore di Milazzo (ve lo giuro: guardare per credere. Ed è inteso in senso assolutamene positivo). Quindi, in sé questo numero è una conferma delle capacità di Manfredi e dell'impegno profuso nel progetto. Permane un problema, per così dire, architetturale, perché Hotel Europe non è il numero due ma il numero sei. Di fatto, il suo intreccio ha bisogno di pochissimo di quel che è accaduto finora, considerazione che implica la scarsa utilità dei primi cinque numeri. Davvero: perché Manfredi ha fatto sinora vagare in lungo e in largo, senza costrutto, spinto da impulsi estemporanei e narrativamente insoddisfacenti, Ugo Pastore? Come già dopo I Ribelli, attendo con viva curiosità il prossimo episodio (Sotto Ricatto): la vicenda finalmente si incanalerà secondo un progetto visibile e apprezzabile? Oppure Manfredi azzererà nuovamente tutto, per ripartire dall'inizio, con il protagonista privo di qualsivoglia piano e visione, ma comunque prontissimo a rimpinguare il suo già ricco carniere di morti ammazzati con strepitosa efficienza (la Cina del tempo di Shanghai Devil è certo un contesto ostile agli ideali pacifisti di Ugo. Be', alla terza crisi di coscienza, sorge il sospetto che il pacifismo di Ugo potesse essere o evitato o espresso in maniera meno ripetitiva)?
Comunque, ribadisco: ottimo numero. Chi abbia perso le prime cinque uscite non si preoccupi e inizi da qui.

16 marzo 2012

Nirvana #3 - Niente trucco stasera

Continuano le avventure di Ramiro Tango nell'improbabile ruolo di pentito sotto la protezione (laschissima, va detto subito) della polizia italiana. Stavolta il mestiere di copertura e' quello di aiuto visagista in un salone di moda assai particolare, in cui oltre alle signore ultra-bene si "preparano" clienti un po' piu' freddi e immobili. Tra gag e pesanti battute si arriva anche questa volta all'incontro con i due sicari Slobo e Golem, che stanno facendo da scorta armata alla vecchia mamma di Carlos Ronson proprio il giorno in cui la donna si reca al salone di bellezza.
Il finale e' pirotecnico e -come accade di solito- pieno di morti ammazzati.
Da non perdere anche i contenuti speciali, che occupano le ultime pagine e servono a delineare la psicologia del personaggio e a inserire sul palcoscenico la Cristy, la fidanzata di Ramiro, che conosciamo sia attraverso assurde telefonate durante il fumetto, sia soprattutto per mezzo dell'adolsecenzial-burinesco diario presentato alla fine del fumetto.
Una serie che continua a mantenere un ottimo livello e un bilanciamento oramai rodato tra i disegni di Caluiri e i testi di Pagani. Speriamo che duri, e che alla fine del progetto - Nirvana i due labronici tornino a proporci un Don Zauker ancora piu' cattivo di sempre.

Barney