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12 aprile 2012

Legion 75 #3 - Dietro gli Occhi Azzurri


Buone notizie da questo terzo numero: pur mantenendo un ritmo frenetico, aumentano i dialoghi e quindi iniziano a emergere informazioni, che aprono ad ulteriori interrogativi, ma comunque evitano il rischio della ripetizione. Le due linee non sono più accompagnate dal solo monologo interiore dei protagonisti e Byron e L'Uomo Senza Nome non sono più dei solipsisti. Vedremo nel seguito, quando Walter Riccio dovrà iniziare a chiudere le trame aperte, il valore di queste aperture.
Perché, alla fin fine, il rischio di Legion 75, le cui due linee narrative sono quest pure, è di diventare un ripetitivo catalogo di scontri sempre più feroci e grand guignoleschi e di mostruosità, biologiche e morali. La seconda di copertina promette che dal prossimo numero inizieremo a capire. Già ora vediamo che sia il viaggio di Byron nel 1975 sia quello dell'Uomo Senza Nome nel 1985 conducono nell'Europa Orientale e che quindi inizia un percorso di convergenza. Attendiamo fiduciosi.
La parte figurativa si conferma efficace: il tratto di Renato Riccio comunica il senso soggettivo di Byron di disfacimento della realtà, o meglio, di disfacimento del confine fra realtà oggettiva e percezione soggettiva (Philip Dick? sì, certo, Philip Dick), mentre Simone Delladio mantiene lo stile naturalistico della linea 1985. Al solito, la copertina, opera di Giuseppe Candita e Candido Lombardo, rende bene il tono del racconto.

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