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14 aprile 2012

Shanghai Devil #7 - Sotto Ricatto


Zitti! Zitti che forse ci siamo. Questa volta Gianfranco Manfredi non tradisce le (mie) attese e non riavvolge la storia con improvvisi (e improvvidi) ripensamenti. L'intreccio procede, entrano in scena personaggi interessanti, prima di tutti Chuang Lai e Goh, rispettivamente capo di un gruppo di ribelle e il suo uomo di fiducia, quasi a conferma che è da questo tipo di personaggi che Manfredi tira fuori il meglio per lo sviluppo dell'intreccio. E anche Risto, il truffatore milanese responsabile della sparizione del padre di Ugo, rivela un suo spessore. E tutto questo in mezzo allo scenario storico in cui Manfredi muove con grande abilità personaggi ed eventi. Il personaggio di Ugo mantiene i suoi difetti di coerenza, ma ormai prendiamoli come caratteristica e smettiamo di pretendere che sia diverso da com'è e riusciremo a goderci la vicenda. Accettiamo che sia il pretesto per viaggiare in un momento storico, denso di intrighi, dove (questo è il messaggio profondo) niente è semplice, tutte le relazioni (fra persone, poteri, eventi, ambizioni) sono complesse e si articolano su più livelli. In questo senso, Ugo è la cartina di tornasole, che mette in evidenza i contorsionismi delle tattiche e le ipocrisie dei vari attori politici ed economici.
Il lavoro di Giuseppe Barbati (matite) e Bruno Ramella (chine) ci offre scene d'azione un po' goffe, ma un'efficacissima resa dei volti, scavati e logorati dalle tensioni, dalle fatiche e dal peso delle esperienze.
Insomma, se Manfredi mantiene la rotta, questo è il vero reboot di Casa Bonelli, altro che Nathan Never!

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